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88-88 (Eleganza e Bellezza)

L’Idea di Pasta in scatola vuole essere, in continuità con le altre confezioni, un cantico di elogio all’Italia troppo trascurata e forse mai a pieno compresa.

Questa scatola è realizzata in cartoncino Murillo, formata interamente a mano su mio disegno originale e senza l’uso di colla. Il cartoncino è fabbricato dalla Fabriano con pura cellulosa E. C. F., conforme alla normativa ISO 9706 Long Life, libera da acidi (Acid Free), che ne assicura l'inalterabilità nel tempo. La particolare grana che contraddistingue la superficie e la straordinaria resistenza dei colori alla luce solare, costituiscono le caratteristiche principali del cartoncino Murillo.

Le dimensioni della scatola cm 8 x 13 x 21, sono la seconda terna di numeri presi a prestito dalla “Successione di Fibonacci” che ha una diretta connessione con la “Sezione Aurea” chiamata anche “Divina Proporzione” (1,61803… nel rapporto tra le dimensioni 13/8 21/13 e segg. n.d.r.). Essa caratterizza al meglio l’equilibrio di certe forme ed è associato all’idea di eleganza, di armonia e di bellezza, come è stato rilevato in numerose opere d’arte, uno per tutti il Partenone.

Per una scatola in così stretto rapporto con la Cabala, non potevamo utilizzare un numero diverso da 88, universalmente riconosciuto come il simbolo dell’infinito matematico che passa dall’orizzontale al verticale, dall’immanente al trascendente tanto da essere diventato nella cultura cinese il simbolo della Fortuna,della Prosperità e del Successo.

Ma il nostro 88 è un numero dalle molteplici sfaccettature e prerogative, dal mondo scientifico, alla storia, dai presunti significati ideologici al . . . lo scoprirete leggendo questa breve descrizione

L’88:

  • È un numero pari.
  • È un numero semiperfetto
  • È un numero intoccabile, non essendo la somma dei divisori propri di nessun altro numero.
  • È un numero idoneo.
  • È un numero pratico.
  • È un numero congruente.
  • Nel codice morseè un'abbreviazione comunemente usata con significato di love and kisses (baci e abbracci).

Ma l’88 è anche legato alla Guerra Sociale(dal latino socius, alleato), denominata anche guerra italica (bellum Italicum) o guerra marsica (bellum Marsicum) dal 91 all'88 a.C. che vide opposti lo Stato Romano ed una lega formata dalla maggior parte dei popoli d'Italia fino ad allora alleati del popolo romano.

Perché:

Già dal tempo dei Gracchi a Roma si avanzavano proposte d'estensione della cittadinanza agli altri popoli italici fino ad allora alleati, ma senza successo. La situazione si avviava al punto di rottura quando, nel 95 a.C., Lucio Licinio Crasso e Quinto Muzio Scevola proposero una legge che istituiva un tribunale giudicante a chi si fosse abusivamente inserito tra i Cives Romani (Lex Licinia Mucia). Legge, questa, che accrebbe il malcontento dei ceti elevati italici, che miravano alla partecipazione diretta alla gestione politica.

Marco Livio Druso si schierò per la causa italica avanzando proposte di legge a favore dell'estensione della cittadinanza romana, ma la proposta non piacque né ai senatori né ai cavalieri. Il più accanito rivale di Druso fu il console Lucio Marcio Filippo, che dichiarò illegale la procedura seguita per le leggi di Druso, cosicché queste non vennero nemmeno votate. Nel novembre del 91 a.C. seguaci estremisti di Lucio Marcio Filippo mandarono un sicario ad assassinare Druso. Questa fu la scintilla che fece scoppiare la guerra sociale.

Il conflitto:

Dopo l'uccisione di Livio Druso gli Italici - esclusi gli Etruschi e gli Umbri, oltre ovviamente a tutti quelli che godevano dello jus Latii - si ribellarono a Roma. La rivolta scoppiò ad Ascoli, nel Piceno, dove, secondo il racconto di Velleio Patercolo, il pretore Quinto Servilio Cepione, il suo Legato Fonteio e tutti i Romani residenti in città furono massacrati. I ribelli si organizzarono in una libera Lega con un proprio esercito, e stabilirono, dapprima a Corfinium (oggi Corfinio) poi ad Isernia la loro capitale, dove crearono la sede del senato comune e mutarono il loro nome da Lega Sociale a Lega Italica. Coniarono persino una propria monetazione. Alcune monete recavano la scritta Italia; due raffiguravano un toro che abbatteva la lupa romana.

Gli Italici organizzarono un esercito di oltre 100.000 uomini costituito in legioni secondo l'ordinamento romano; un raggruppamento posto al comando del valente condottiero marso Quinto Poppedio Silone, venne schierato a nord, nel Piceno e negli Abruzzi, mentre il comandante sannita Gaio Papio Mutilo prese la guida delle forze concentrate a sud, in Campania e nel Sannio; i piani prevedevano un'avanzata convergente verso il Lazio. Anche i romani mobilitarono circa 100.000 legionari: a nord si schierò il console Publio Rutilio Lupo, mentre a sud fronteggiarono l'esercito di Mutilo, le legioni al comando dell'altro console Lucio Giulio Cesare.

Benché Gaio Mario e Gneo Pompeo Strabone avessero riportato alcune vittorie sui ribelli, nel 90 a.C. il console Lucio Giulio Cesare decise di promulgare la Lex Iulia, con la quale si concedeva la cittadinanza alle colonie latine, agli italici che non si erano ribellati e a quelli che avrebbero deposto le armi. Seguì nell'89 a.C. la Lex Plautia Papiria che concedeva il diritto di cittadinanza romana a tutte le popolazioni ribelli della Penisola, le quali avrebbero però dovuto lasciare le armi entro 60 giorni; nello stesso anno la Lex Pompeia estendeva lo jus Latii alle comunità tra il Po e le Alpi (con la Lex Iulia le colonie latine a sud del Po avevano ottenuto la cittadinanza romana). Il risultato fu di dividere i rivoltosi: gran parte deposero le armi, mentre altri continuarono a resistere. Roma spese ancora due anni per sconfiggere le città in armi grazie all'intervento di Silla e di Strabone. Tuttavia, lo scopo che gli Italici si erano proposti era stato raggiunto: essi potevano divenire a pieno titolo cittadini romani questo succedeva nell’88 a.c.

Questa descrizione della ribellione a uno Stato che ti sfrutta e ti fa soprusi, sembra tanto la storia odierna in questi tempi difficili e complicati.

Ma il nostro 88 continua a stupirci e a darci spunti di riflessione, quando scopriamo che negli ambienti neonazisti viene usato come saluto al posto di «Heil Hitler»: essendo l'H l'ottava lettera dell'alfabeto, 88 starebbe per HH, acronimo di Heil Hitler. L'88 per i cultori delle armi, alluderebbe al cannone contraereo usato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, l'8,8 cm FlaK, soprannominato «l'88».

Tanti significati, tanti spunti di riflessione o di ribellione ma il Fato ha voluto che 88 & 88 fossero altresì le età dei miei genitori, quando ho disegnato e ho costruito il primo prototipo di questa splendida scatola a Voi dedicata.

Fonti antiche

  •  Appiano di Alessandria, Historia Romana (Ῥωμαϊκά). 
  •  Diodoro Siculo, Bibliotheca historica
  •  Dione Cassio, Storia romana
  •  Livio, Periochae ab Urbe condita
  •  Plinio il Vecchio, Naturalis historia
  •  Plutarco, Vite parallele
  •  Strabone, Geografia
  •  Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo

 

Fonti storiografiche moderne

  • Giovanni Brizzi, Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio, Bologna, Patron, 1997.
  • Giovanni Brizzi, Roma. Potere e identità: dalle origini alla nascita dell'impero cristiano, Bologna, Patron, 2012.
  • Giovanni Brizzi, Ribelli contro Roma. Gli schiavi, Spartaco, l'altra Italia, Bologna, Il Mulino, 2017.
  • Emilio Gabba, Dalla città-stato allo stato municipale, in Storia di Roma. L'impero mediterraneo, II.2, Einaudi, Torino 1990.
  • Giovanni Geraci & Arnaldo Marcone, Storia romana. Editio maior, Firenze, Le Monnier, 2017.
  • Lanfranco Fiore, La “guerra marsica”, aspetti di un conflitto (91-88 a.C.), Quaderni di provinciaoggi, vol. VI, 1990
  • M.Le Glay, J.L.Voisin & Y.Le Bohec, Storia romana, Bologna, 2002.
  • Mommsen Theodor, Storia di Roma antica, vol.II, Milano, Sansoni, 2001, Nicolet, C., Strutture dell'Italia Romana, 1984.
  • André Piganiol, Le conquiste dei romani, Milano, Il Saggiatore, 1989.
  • Howard H.Scullard, Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine, vol.I, Milano, BUR, 1992.
  • Gaetano De Sanctis - La guerra sociale - a cura di L. Polverini - Firenze - 1976 –
  • Paolo Sommella - Antichi campi di battaglia in Italia, contributi all'identificazione topografica di alcune battaglie d'età repubblicana - Roma - De Luca - 1967 –
  • Giovanni Brizzi - Storia di Roma: Le guerre civili - libro 1 e 2 - a cura di Atto Rupnik - Roma - Idee nuove - 2004 –

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